Hortus Ovidianus

Anno: 2025

Autore: Collettivo Mani

Luogo: Sulmona

L’opera, voluta dalla Cooperativa Nuovi Orizzonti Sociali per celebrare i suoi quarant’anni di attività, è stata realizzata dal Collettivo MANI sul muro di cemento di oltre ventotto metri che delimita il parco nella sua lunghezza. Gli artisti hanno voluto raccontare alcuni dei miti ovidiani delle Metamorfosi, selezionando, tra le più note trasformazioni, quelle legate a piante, fiori e alberi,  a comporre una piccola antologia botanica ispirata all’opera del poeta sulmonese. Il dipinto murale, nel susseguirsi di forme organiche alternate a elementi decorativi geometrici che ne esaltano il ritmo narrativo, grazie al sapiente uso del colore e degli abbinamenti tra toni caldi e nuance fredde, permette di immergersi nel mondo ovidiano e stimola l’interesse per l’approfondimento degli otto miti rappresentati. Le linee diagonali, a cadenza fissa, svolgono la funzione di collegare i tredici moduli di cemento  in un unico nastro, assicurando la continuità del racconto visivo.

Di seguito la selezione dei miti delle Metamorfosi rappresentati nel murale e relativi estratti dall’opera ovidiana.

Pan e Siringa (I, 705 e sgg.)

(…) corpore pro nymphae calamos tenuisse palustres (…)

(…) stringesse, in luogo del suo corpo, un ciuffo di canne palustri (…)

 

Mirra (X, 310)

(…) est honor et lacrimis, stillataque cortice murra
nomen erile tenet nulloque tacebitur aevo
(…)

(…) Lacrime che le rendono onore: la mirra, che stilla dal tronco, da lei ha nome, un nome che mai il tempo potrà dimenticare (…)

 

Apollo e Dafne (I, 548 e sgg.)

(…) “at, quoniam coniunx mea non potes esse,

arbor eris certe” dixit “mea!” (…)

(…) disse: “Se non puoi essere la sposa mia,
sarai almeno la mia pianta” (…)

 

Clizia (IV, 206-208, 234-237, 256-270)

(…) illa suum, quamvis radice tenetur,

vertitur ad Solem mutataque servat amorem (…)

(…) Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge
lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore (…)

Filemone e Bauci (VIII, 712)

(…) tiliae contermina quercus
collibus est Phrygiis modico circumdata muro
(…)

(…) c’è sui colli di Frigia una quercia, con accanto un tiglio e intorno un basso muro di cinta (…)

(…) “ostendit adhuc Thyneius illic/
incola de gemino vicinos corpore truncos” (…)

(…) Ancor oggi gli abitanti della Frigia mostrano l’uno accanto all’altro quei tronchi nati dai loro corpi (…)

 

Narciso (III, 509-510)

(…) croceum pro corpore florem
inveniunt foliis medium cingentibus albis
(…)

(…) al posto del corpo scorsero un fiore, giallo nel mezzo e tutto circondato di petali bianchi (…)

 

Giacinto (X, 206)

(…) Tyrioque nitentior ostro
flos oritur formamque capit, quam lilia
(…)

(…) e un fiore più splendente della porpora di Tiro spunta, prendendo la forma che hanno i gigli (…)

 

Ciparisso (X, 106)

(…) cupressus,
nunc arbor, puer ante deo dilectus ab illo
(…)

(…) il cipresso, (…), albero adesso, ma un giorno fanciullo amato da quel dio (…)